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lunedì 13 agosto 2012

C'è sempre una speranza (20)

Vegeta e Kurt, due spietati soldati delle S.S., le Schutzstaffel, all'arrivo del treno al campo di sterminio, conducono, insieme ai loro comilitoni, gli ebrei all'interno del lager.

Rischiando ogni giorno la morte, una Judea riuscirà a rompere il ghiaccio nel cuore del crudele soldato. Riusciranno a scappare da Auschwitz? Si salveranno? Non vi resta che leggere.

Storia scritta con Stellina86

[Capitolo 5 modificato]

Autore: vegeta4e | Rating: Arancione | Genere: Guerra, Romantico, Storico | Personaggi: Bulma, Chichi, Goku, Nuovo personaggio, Vegeta

Pubblicata: 26/09/10 | Aggiornata: 27/01/12 | Note: AU | In corso

Categoria: Anime & Manga > Dragon Ball

 

C'È SEMPRE UNA SPERANZA


22 gennaio - Marsiglia - Francia

Ancora intontito dall’alcool ingurgitato il giorno prima, attendo, appoggiato svogliatamente al muro, che Bulma e il moccioso escano dalla locanda per riprendere il viaggio.
Con la mano destra, infilata nella tasca dei pantaloni, mi rigiro nervosamente il pacchetto di sigarette, quando di scatto lo tiro fuori, prendendone un’altra. La porto alla bocca tenendola ferma con le labbra e, dopo aver preso l’accendino, cerco di rilassare i nervi tesi.
Non avrei mai pensato che sarebbe finita così... Che schifo di vita.

Rientro furiosa nella locanda. Fuma! Maledizione, fuma! Perché non mi dice mai nulla? Speravo di contare qualcosa per lui, credevo che si fidasse di me, pensavo che sarei riuscita a farlo aprire, ma evidentemente mi sbagliavo.
Mi siedo allo stesso tavolo al quale, poco prima, Vegeta aveva fatto colazione. C’è un piattino con sopra una brioche calda ed una tazzina di caffè, Chichi deve averli portati per me.
Prendo il cornetto tiepido e dò un morso quando, con la coda dell’occhio, vedo Goku e Chichi parlare in cucina. Sorridono entrambi, sembra che ci sia affinità tra quei due.
Mangio lentamente la mia colazione, forse l’ultima della mia vita. Ogni giorno mi chiedo quanti me ne rimarranno davanti.

Dopo circa mezz’ora la porta della locanda si apre e Bulma e il marmocchio escono andando verso la jeep. Io mi stacco dal muro gettando a terra la seconda sigaretta, spegnendola con la suola. Lei mi guarda con un’espressione che non so decifrare… Forse delusione, forse tristezza… Oppure entrambe.
Faccio per salire e mettermi al volante, ma l’italiano esce correndo.

“ Ehi! Aspettate, veniamo anche noi ” sorride. Io mi fermo, fissandolo seccato.

“ -Noi- chi? ” rispondo incrociando le braccia. Tempo di finire la frase, la cameriera che, poco prima mi aveva servito la colazione, esce posando il grembiule sul primo tavolo vicino, correndo verso l’auto.

“ Vieni anche tu? “ commenta Bulma fissando la mora. Lei si volta a guardarla con un sorriso stampato in viso. Iniziano a parlare e a ridere, cosa che ormai credo di non saper più fare. Sono l’unico che si rende conto della situazione? Solo io realizzo che con una percentuale del 99% moriremo come topi?
L’italiano insiste nel mettersi al volante. Non ho proprio voglia di discutere, specialmente con lui, quindi mi siedo al posto del passeggero, chiudendomi ancora di più nel mio mutismo.
Vorrei solo addormentarmi e dimenticare tutto.
Vorrei svegliarmi in un futuro indefinito senza ricordare chi sono e cos’ho fatto in questi anni.
Vorrei ritrovarmi a vivere una vita non mia.
Intorno a me sento solo voci lontane, echi indefiniti, risate che mi sfiorano appena e alle quali non voglio unirmi. L’unico che, forse, prende le cose un po’ più seriamente è l’italiano che, con espressione seria, fissa la strada davanti a noi.
Passiamo il giorno in macchina, finché di sera l’italiano prende, al primo bivio, una strada secondaria, abbandonando quella principale, la quale ci avrebbe portati sicuramente ad un posto di blocco.
Percorsi un paio di chilometri si ferma.

“ Mi dispiace ragazzi, ma da ora in poi dovrete proseguire da soli. Purtroppo non posso avanzare, li ho alle calcagna, è meglio che per un po’ sparisca dalla circolazione. Buona fortuna “

“ Se vuoi ti faccio sparire io dalla circolazione… Per sempre, però “ rispondo seccato. Lui mi fissa senza rispondere e come lui, anche Bulma e la mora. Mi levo la cintura e scendo, iniziando ad incamminarmi senza aspettare nessuno.
Non so se essere pentito della mia scelta o no.
Ho fatto bene a fare questo casino?
Ho fatto bene a mettere davanti me stesso al mio migliore amico?
Ho fatto bene a lasciare una bambina orfana – per colpa mia – per i miei interessi?
Un rumore di portiere mi fa capire che anche Bulma, il moccioso e la cameriera sono scesi dall’auto. L’italiano fa inversione e poco dopo sparisce dal nostro campo visivo.
Ci incamminiamo lungo la strada di campagna, parallela a quella principale, camminando per ore. Ormai è notte e in lontananza vedo una piccola luce. Credo sia una locanda.
Faccio per accelerare il passo, quando un urlo mi blocca.

“ Bulma! Stai male? “ esclama la mora in preda all’ansia. Io mi volto di scatto, vedendo Bulma inginocchiata a terra con una mano sulla bocca.

“ Che succede?! “ domando allarmato

“ Non so, si è inginocchiata di colpo… Bulma, dimmi che ti prende! “ continua la cameriera abbassandosi per aiutarla. Bulma deglutisce strizzando gli occhi, levando poi la mano dalle labbra.

“ Non è niente… Ho… Ho solo avuto un po’ di nausea, davvero, stai tranquilla… “ cerca di convincerla

“ Sei pallida come un lenzuolo. Sei sicura di stare bene? Mi sto preoccupando “

“ Sì, sono sicura. Su, riprendiamo il cammino, non possiamo fermarci “ dice rialzandosi. Si spolvera i pantaloni impolverati e avanza di qualche passo, superandomi. Io la fisso mentre si allontana, non capendo cosa mai le sia preso.

“ Si può sapere che ti succede? Hai fame? “ dico pensando ad un calo di zuccheri, forse.

“ No. Ve l’ho detto, non è niente “ risponde senza guardarmi in faccia. Non mi convince, non mi convince per niente, ma preferisco non andare oltre.

“ E’ solo un giramento di testa, sarà di sicuro la stanchezza “ la mora e il marmocchio non dicono niente e stavolta decido di imitarli.
Poco dopo, il puntino luminoso che speravo fosse la lanterna di una locanda, conferma la mia ipotesi, illuminando debolmente il vialetto che porta all’entrata. Apro la porta scaldandomi poi le mani e, una volta entrati tutti, raggiungiamo il bancone.

“ Buonasera, desiderate? “ ci domanda cordiale la donna dietro il banco. Io mi avvicino con in mano il portafoglio.

“ Sì, due stanze doppie, gentilmente “ lei, dopo aver controllato su una griglia, ci porge due chiavi. Pago, dopodiché saliamo le scale.


            … To be continued…

Salve a tutti^^ spero che anche questo capitolo sia stato di vostro gradimento :D a presto!!

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